domenica 3 maggio 2009

"Brumaio", la canzone tradita e i "Bambini" gabbati


“Non E’ Più La Mia Canzone” cantava Dalida e con maggiore foga la sua autrice Melanie Safka “What Have They Done to My Song, Ma”, ma mia madre non si è mai molto interessata alle mie canzoni, quindi non avrei potuto piangere sulla sua spalla. Una sera di un novembre 1986, costretto da una malattia che non sembrava passare, a una lunga degenza presso i miei genitori in Ostia, fui punto da quello strano insetto che assale a volte più o meno spesso gli artisti (e io mi considero tale), la cosiddetta “ispirazione”; questa canzone uscì fuori con l’intensità giusta; era il mio stato d’animo di quel momento, drammatico, ma la tristezza in quella musica si apriva e volatilizzava e diventava vento, mare, universo. Da quella musica faticai abbastanza per mettere un testo, avevo quasi sempre scritto in italiano ma stavolta solo l’inglese sembrava essere più adatto. La versione finale del testo italiano era alla fine molto vicina all’idea che mi aveva suggerito quella musica; se dovessi trovare delle familiarità avrei detto che il pezzo seguiva tracce sulla strada di Black e Minghi. Comunque, uscito felicemente (o quasi) dal tunnel della malattia, decisi di tornare a nuova vita ritentando la carta dei provini discografici. Avevo sentito la canzone “Primo Tango” cantata da Paola Turci a Sanremo 87 e pensai che gli autori di una canzone così bella non sarebbero potuti rimanere insensibili alla mia vena creativa. L’autore era (insieme a Gaio Chiocchio e Mario Castelnuovo) il Roberto Righini dei Girasoli (e da solista, Mondo Malato, Melinda, ecc.). Il suo nome ricorreva nel ricordo di alcune vecchie canzoni che avevano fatto parte del mio mondo emozionale, per cui decisi, un po’ ruffianamente, di indirizzargli un… “omaggio” reincidendo quattro sue canzoni e portargliele. La cosa sembrò averlo stuzzicato e gli portai un secondo nastro con alcuni miei pezzi; al secondo contatto, mi disse che gli era piaciuta una canzone, ma che l’avrebbe vista diversa nell’inciso, “Ego Esuberante”; mi disse che ci potevamo incontrare e di portargli altri miei pezzi. Attesi una buona ora nell’anticamera della It della sede in zona Ponte Milvio, e uscita una procace e massiccia biondona, fu poi il mio turno. Righini si presentò in modo molto sorridente e simpatico, occhi chiarissimi, pungenti e furbetti, mi mise a mio agio ed ascoltammo la mia cassettina con le canzoni che i giorni precedenti avevo velocemente assemblato per il provino. La prima era proprio “Brumaio” che suscitò suoi giudizi entusiastici, “i nuovi Roxy Music, dobbiamo promuovere questi pezzi”, ecc. ecc. Confesso, che, a parte la normale possibilità di illudersi in occasioni come questa, non sono per niente un buon impresario, forse potrei riuscire ad esserlo per qualcun altro, ma non lo sono mai stato senz’altro per me stesso. Da lì in poi cominciò infatti un doloroso susseguirsi di mie telefonate con risposte del tipo “Chi parla? Un attimo (silenzio) … Non c’è!” ed inutile dire che non vidi mai più Righini. Riuscii a parlargli ancora tre o quattro volte, nelle quali lui mi farfugliò qualche variegato tutto/niente, e nelle quali non riuscii peraltro a nascondere del tutto il mio imbarazzo e il mio rancore. Circa un anno dopo, non ricordo quale fu il pretesto, decisi di mandarlo solennemente a fare in c***, scrivendo sia a lui che a Micocci che erano persone poco serie, che stavano investendo su personaggi di breve durata, e tante altre belle cosette.
Due mesi dopo circa, ed era il Sanremo 89, vedo la Turci in TV, e mi dico, mah, sta canzone è un po’ diversa dalle altre, sento un leggero sbalzo di pressione e un certo fastidio per il testo che trovavo assai ruffiano; del suo esibirsi con la chitarra avevo già detto sulla lettera a Righini, e che trovavo la cosa assai ridicola essendo lei una che faceva la cantante senza essere una cantante, non era una cantautrice e forse neanche sapeva suonare la chitarra (non mi risulta che sui suoi dischi risultasse tra gli esecutori).
Al passaggio Tv successivo inizia il pezzo, e sento come uno schiaffone, quel giro di accordi passava dalle mie emozioni e dal mio vissuto, cazzo, era la mia canzone. Stessi accordi, un giro di violino e sulla mia canzone un giro di chitarra, stesse salite e discese. Decisi che non poteva finire lì e che avrei fatto un gran casino; la canzone vinse la sezione “Emergenti”. Preparai una lettera ed insieme uno studio delle due partiture nelle quali evidenziavo tutte le somiglianze, da portare a tutte le redazioni dei quotidiani. Il pezzo era stato tagliuzzato e come svuotato; una volta disposta la griglia, che aveva lo stesso identico numero di battute nei due pezzi, il giro di accordi era stato ricollocato più o meno uguale con tanto di durata, le parti melodiche invertite con molta fantasia dalla mia strofa al suo ritornello, e dal mio ritornello alla sua strofa, le note della melodia utilizzate erano le stesse della mia canzone ma spostate un po’ qui e un po’ là. In questo modo non si trattava più di un plagio (per il quale sono necessarie mi sembra otto battute uguali) ma solo di una innocente familiarità, d’altronde tutta la musica, qualche giornalista mi ha risposto, è copiata. Per un'altra strana coincidenza, i titoli dei due pezzi iniziano per B e hanno lo stesso numero di lettere (Brumaio/Bambini). A nessun giornalista interessò parlare della cosa, e mi sentii alla fine anche un po’ mitomane. Uno di loro però mi disse qualcosa di più. Un "certo" F.Z. ex Flippers. Anche Grazia Di Michele si era lamentata che un pezzo che aveva dato alla Turci (Piccoli soldati) aveva lo stesso tema di “Bambini” cosicché l’unico merito che poteva avere la canzone (per il testo così commovente) si rivelò fatuo e misero. Mi misi anche in contatto con la Di Michele che, essendo una signora, non era interessata a creare un caso. L’ultimo tentativo che feci fu presso la SIAE, ed affidai la mia perizia/confronto sui due pezzi a un maestro, il quale dopo molto tempo mi rispose che, a parte una certa somiglianza tra le due canzoni, a suo avviso non c’erano le basi per un’azione legale. Peraltro dopo un po’ mi resi conto che proprio quel periodo Micocci era, mi sembra, nel CDA della SIAE (se non era addirittura il presidente), e quindi senza rendermene conto ero finito nella bocca del lupo.
Questo post me lo sarei risparmiato se non avessi letto sulla rivista “Musica Leggera”, nell’ambito di un ricco speciale sulla It, l’etichetta di Vincenzo Micocci, un articolo (che ovviamente ho trovato assai irritante) di certa Melisanda Massei Autunnali, che col suo nome altisonante, ha tessuto entusiastiche lodi della Turci e della canzone (l’unica di vero successo, neanche Vasco Rossi, Cocciante o la Consoli sono arrivati a tanto dandole loro pezzi) "Bambini", che si doveva chiamare “Cavallini” e invece Micocci figlio, deciso a puntare sulla chiarezza e semplicità del messaggio” suggerisce il cambiamento del titolo; la definisce “canzone-manifesto”. “motivo incisivo e orecchiabile ma al tempo stesso raffinato, forse anche per quel bellissimo fraseggio di violino capace di rendere il brano assai riconoscibile (…)"; racconta dove fu inciso il pezzo, chi era l’autore del testo (perché poi cambiò mestiere e divenne avvocato!), di chi era lo studio, e che le voci si registravano nel gabinetto, per migliorare l’acustica (questo è veramente troppo…), la formazione della squadra degli strumentisti in sala, ecc. ecc. E ancora che i discografici a Sanremo cercavano di proteggere la povera Paola dalle insidie del mondo intorno per risparmiarle (poverina!!) una delusione, tanto che quando arriva la notizia della vittoria lei non la stava per niente aspettando ed era al ristorante, e si scapicollò all’Ariston, ancora con la bocca unta, per la riesecuzione del pezzo. “Bambini mi ha reso una persona migliore” dice la Turci, e la canzone, “dai contenuti sensibili” (e nata in modo così nobile, dico io) le ha offerto tali e tante occasioni “di confronto e di incontro (…) viaggi, anche ad Haiti e in Vietnam (…) le associazioni umanitarie che hanno scelto il pezzo come sigla” (quali associazioni umanitarie, si può sapere?). E dire, conclude la brava e precisa pubblicista, che la Turci aveva rifiutato di cantare “Almeno Tu Nell’Universo” (e da un lato, anche se mi torna contro dico, E Meno Male!!!), preferendo, con grande maturità, “concentrarsi su un repertorio di denuncia sociale piuttosto che su un brano d’amore”. Brava Melisanda, ottimo lavoro per la storia musicale, e soprattutto per la verità.
Alcuni anni dopo il fatto, un mio amico attore, G.R.L., era circa il 1993, mi telefonò per dirmi che aveva incontrato la Turci in una specie di festival di cinema o teatro a Rimini, e l’aveva bloccata raccontandogli la storia del furto della canzone, rendendogliela ancora più patetica, che mi avevano rovinato, che dopo quell’esperienza non avevo più fatto nulla, ecc. ecc., cosa che alla fine non era poi così lontana dalla realtà. So che lei era rimasta molto imbarazzata, e pose diverse domande sulla questione e senza dubbio non c’entrava più di tanto.
Nel ’90 la Turci presentò poi a Sanremo un’altra canzone, “Ringrazio Dio”, tutt’altro pezzo, e senza esagerazioni, voglio tuttavia pensare che sia uno scherzo dell’inconscio dell'autore (sempre lui!!!), o la mia solita patologica mitomania, perché assonanze con l’altro pezzo che piaceva a Righini, “Ego Esuberante”, ci sono.
Gentile Melisanda, il mondo è anche un po' senza scrupoli, e non è tutto rosa come lo dipingi tu. E ad essere gabbati veramente alla fine non sono stati i poveri bambini (non meno strumentalizzati) della tua bella canzoncina.


Postilla al 14-05-2009

Ho contattato via MySpace Melisanda Massei Autunnali, dalla quale ho ricevuto, giustamente, alcune osservazioni sulla mia "eccessiva" mancanza di filtri nel recepire il suo articolo. Cioè (riassumo) a dire: a) che lei ha intervistato la Turci e "virgolettato" le notizie che la (ex) cantante le ha fornito; b) che lei non era in condizioni di poter in qualche modo dubitare che quel che le veniva raccontato potesse avere qualche altra verità retrostante: c) che io sono talmente sconosciuto che lei non avrebbe potuto comunque avere la possibilità di acquisire altre notizie sulla questione che venissero da me; d) che io l'ho fatta oggetto di un certo scherno come se lei condividesse totalmente le motivazioni dell'intervistata; e) perché avessi aspettato il suo articolo per parlare (ma su questo veramente ho spiegato che le mie azioni furono contemporanee e ignorate dai cronisti del tempo).
Detto questo, mi scuso con la persona, che è stata molto carina, educata e disponibile a degnarmi della sua attenzione (malgrado la mia indubbia mancanza di riguardo nel post), e spero che un giorno, magari in un'altra vita (vista la mia età...) possa apprezzarmi come artista. Saluti cari MK


3 commenti:

  1. Ciao Kima,
    la canzone me la ricordo bene e mi è piaciuta moltissimo!!

    Io al tuo posto mi sarei inc****** allo stesso modo ma sai.....i grandi vanno Oltre!!!

    E tu sei un Grande.....
    Un bacio dalla profonda notte
    Luna

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  2. Ciao, una persona che conosco mi ha raccontato che anni fa (parliamo del 1970....) diede a Valerio Negrini, all'epoca batterista dei Pooh, una cassetta con una sua canzone....che, in seguito, divenne il lato B di "Tanta voglia di lei", intitolato "Tutto alle tre", e firmato Facchinetti-Negrini. Solo che lui, in quel 1970, non era ancora iscritto alla Siae, non aveva altre prove e/o testimonianze e quindi alla fine lasciò perdere....non per consolarti, piuttosto per dirti che storie di questo tipo ce ne sono tante, purtroppo...! Saluti, Vito

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  3. Vito ti ringrazio molto. Senz'altro so che quello è uno dei peggiori ambienti e non sono stato l'unico. Io ero troppo fragile e aggressivo per metabolizzare nel modo giusto la cosa. Adesso sarebbe tutt'altra cosa perché ho una certa stabilità. Certo ti dico che dopo questo post mi sono arrivati commenti su di me (inclusa minaccia di querela!!!) che sono veramente curiosi. Per la serie che per certi "lacchè" a mettersi contro i "mostri sacri" si ha sempre torto.

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